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26 aprile 2009 7 26 /04 /aprile /2009 15:37
 

 

SAMARCANDA

 

 

Non è possibile sfuggire al destino:

tentiamo, noi, piccoli uomini, ma anche
i nostri tentativi fanno parte del destino stesso
che ci attende, paziente, a Samarcanda
   



Ridere, ridere, ridere ancora, 
Ora la guerra paura non fa,
brucian le divise dentro il fuoco di sera,
brucia nella gola vino a sazietà,
musica di tamburelli fino all'aurora,
il soldato che tutta la notte ballò
vide tra la folla quella nera signora,
vide che cercava lui e si spaventò.

"Salvami, salvami, grande sovrano,
fammi fuggire, fuggire di qua,
alla parata lei mi stava vicino,
e mi guardava con malignità"
"Dategli, dategli un animale,
figlio del lampo, degno di un re,
presto, più presto perché possa scappare,
dategli la bestia più veloce che c'è

"Corri cavallo, corri ti prego
fino a Samarcanda io ti guiderò,
non ti fermare, vola ti prego
corri come il vento che mi salverò"

Fiumi poi campi, poi l'alba era viola,
bianche le torri che infine toccò,
ma c'era tra la folla quella nera signora
e stanco di fuggire la sua testa chinò:
"Eri fra la gente nella capitale,
so che mi guardavi con malignità,
son scappato in mezzo ai grilli e alle cicale,
son scappato via ma ti ritrovo qua!"

"Sbagli, t'inganni, ti sbagli soldato
io non ti guardavo con malignità,
era solamente uno sguardo stupito,
cosa ci facevi l'altro ieri là?
T'aspettavo qui per oggi a Samarcanda
eri lontanissimo due giorni fa,
ho temuto che per ascoltar la banda
non facessi in tempo ad arrivare qua".


Non è poi così lontana Samarcanda,
corri cavallo, corri di là...
ho cantato insieme a te tutta la notte
corri come il vento che ci arriverà


 

 

La forsennata cavalcata verso Samarcanda, poeticamente cantata da Roberto Vecchioni, dice che il destino compie sempre il proprio corso e giunge fatalmente a destinazione.

 

Molte narrazioni mitologiche sviluppano questo tema: Edipo incontra e uccide uno sconosciuto (che in realtà è il suo padre naturale) mentre si allontana da casa per evitare di uccidere couli che crede suo padre, ma che in realtà è solo il padre putativo.

 

Ma la ballata di Vecchioni dice qualcosa di più inquietante: ogni comportamento dell’uomo (cercare il cavallo, spronarlo, guidarlo) fatalmente confluisce nei piani del destino e ne compie il disegno. Il destino segue il proprio corso non solo a dispetto delle preferenze individuali, ma addirittura avvalendosi delle opposizioni dell’uomo.

 

Ciò che il pensiero umano esprime con i linguaggi del mito fu espresso anche con i concetti della filosofia. Lo stoicismo coltivò una concezione di destino del tutto simile, sintetizzata in un noto aforisma di Seneca 
“il fato guida chi lo segue, trascina chi recalcitra”.

 

 

(brano tratto da Counseling Filosofico e Ricerca del senso)

 

 

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